Trecento chilometri più lontano c'era lo stesso van, lo stesso giorno ma qualche ora più tardi, erano le sei e iniziava a fare buio. I due italiani, ancora con un po' di magone, stavano cercando il primo campeggio in cui parcheggiare il mezzo, inventarsi qualcosa da mangiare e stendersi sul letto funzionale adibito, prima di loro, dalla compagnia che affitta van colorati e passato di mano in mano tra diversi avventurieri e per migliaia di chilometri. Un van che di luoghi, storie e persone è pieno e, se non può raccontarle, sono tutte impresse dalle firme e dalle cazzate scritte e disegnate sulle pareti interne.
Tra
Perth e il primo stop, i ragazzi dagli occhioni rossi, avevano
scalato le dune di sabbia di Lancelin e zigzagato tra le misteriose
formazioni rocciose note come Pinnacles. La prima sosta per dormire
fu stabilita al campeggio n°315 secondo la guida Camps7. Che poi,
specie dopo la seconda sosta, agli avventurieri venne da pensare che
forse la guida non teneva troppo conto dei vecchi van, per le
chilometriche strade sterrate da percorrere sembra prediligere i 4x4.
E
lungo le strade infinitamente lunghe e piatte, con lo sguardo che si
estende all'infinito, cerco sinonimi di sconfinato per descrivere le
distese di terra più o meno arida e di acqua oceanica.
E
lungo le strade è facile vedere canguri morti, emù, processionarie,
falchi, pappagalli e canguri vivi.
E
mosche che ti aspettano ad ogni fermata per assalirti la faccia e
appollaiarsi sulla schiena.
E
la mattina al risveglio al campeggio di Jurien Bay si sente lo
sciabordare delle onde e quando si va a vedere il mare si scorgono,
vicino alla riva, una decina di neri animali quadrati, mante che si
fanno cullare dal ritmo delle onde che le incontrano appena prima di
infrangersi sulla sabbia. Mante che poi il maschio della coppia
sognerà di pescare.
E
nel sogno avranno la pelle di pelo di canguro e denti umani e corri
ributtala sennò muore, ma come togliere l'amo dai molari umani?
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