C'è
un van con disegnato sulle fiancate Bender, un personaggio molto
popolare di futurama che dice “bite my shiny metal ass” e il van
si muove all'indietro, lentamente e di fronte ci sono dei ragazzi che
gli camminano incontro e l'immagine, vista da lontano sarebbe anche
divertente. Ma poi, se ci si avvicina neanche tanto, si possono
scorgere meglio quei ragazzi. Sono cinque giovani orientali disposti
disordinatamente che seguono a testa bassa la marcia all'incontrario
del van.
E, se ci si avvicina ancora un poco si nota che ci sono lacrime.
Lacrime
nei loro piccoli occhi a mandorla, lacrime negli occhi grandi del
ragazzo al volante e in quelli della sua ragazza, ancora più grandi
(sia gli occhi che lacrime). Lacrime di quelle che si vorrebbero
trattenere, ma che scoppiano e scappano agli occhi che non possono
arrestare. E il van procede lento all'incontrario e i ragazzi davanti
continuano a camminare verso il muso e nel lento addio gli occhi dei
ragazzi asiatici si fondono con quelli degli italiani.
Tutto
è ovattato, non ci sono rumori, il mondo intorno sembra essersi
fermato per contemplare la scena, non si muove nulla eccetto un van
malinconicamente buffo e cinque inconsolabili ragazzi.
E
questa è l'immagine che porterò con me nel cuore perchè a guidare
quel van c'ero io, perchè ho avuto la fortuna di incontrare queste
splendide persone, perchè siamo stati una famiglia e quelli che
lasciavo erano fratelli.
Poi
il van è entrato di culo sulla strada e ha girato il muso verso il
nord, verso la prossima tappa e non si sa cosa abbiano fatto o detto
gli asiatici mentre si sbracciavano per salutare, ma quello che posso
dire è che quei ragazzi italiani che si stavano buttando in
un'avventura enorme, loro – per certo – scoppiarono in un pianto
che durò decine di chilometri. Non si vergognavano di mostrare le
proprie lacrime l'uno all'altra, non si curarono quindi di trattenere
i sentimenti. Quell'addio era stato forse più difficile di quello
alle loro famiglie italiane, forse perchè quelle sapevano
perfettamente dove ritrovarle, ma forse anche per tutto ciò che
avevano condiviso, per essere stati insieme felici immigrati in una
terra arida e dura.
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