Il secondo giorno si pranza in riva al mare con tonno e fagioli scovati nelle scatole magiche su cui poggia il letto, su una panchina a un passo dalla spiaggia, messa lì alla fine di una di quelle deviazioni prese solo perchè ispirano fiducia. Il secondo giorno seguiamo il consiglio del gesù personale di Katia, seguiamo il consiglio di Andrea e seguiamo il sogno di un uomo che si è proclamato indipendente dall'australia e campeggiamo nel principato di Hutt River, costituito da una casa, un parcheggio per camper, una statua che rappresenta il faccione del pazzo, un bagno con acqua e doccia e uffici governativi e postali.
La
desolazione e l'inquietudine del posto ci rilasciano tanto sconforto
da non degnarlo più del tempo di una dormita. Lo sconforto non è
dato solo dalla delusione del luogo, ma è accentuato dal danno
causato da tutta la strada sterrata percorsa per arrivarvi che ha
talmente scosso il portellone posteriore che ora non si chiude più e
dobbiamo fermarlo con una corda.
La
soluzione regge ma dalla fessura entra polvere e per essere il
secondo giorno non è un buon inizio.
Da
lì proseguiamo per Kalbarri e la strada sterrata da percorrere è
ancora più lunga e dissestata che sembra infinita.
Fanculo
al dittatore dello stato libero di Hutt River che non asfalta le
strada, fanculo al timbro sul passaporto a cui abbiamo rinunciato
partendo all'alba, fanculo alla calorosa accoglienza che m'immaginavo
dovuta per essere arrivati nel giorno del 43° anniversario
dell'indipendenza, fanculo al suo faccione che sembra avere un occhio
solo impresso nella roccia con piglio ducesco.
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