giovedì 10 gennaio 2013

Tabù il gioco delle parole censurate



Quando dico in giro che nella casa in cui abito siamo in quindici, all’improvviso in tutti i volti si forma la stessa espressione di stupore, occhi e bocca si spalancano, è un’espressione incontrollata del volto, seguita da un lieve sorriso che denota la ripresa del controllo, poi ognuno, in base alle proprie credenze e filosofie, fa domande, esprime apprezzamenti o preoccupazioni e mi trovo a cercare di spiegare una delle situazioni migliori che mi potessero capitare, almeno finchè non è arrivato il van a rompere gli equilibri. Giustifico raccontando i rapporti che si creano, come si riescano a trovare persone con affinità molto simili, come sia una via di mezzo tra una casa e un ostello, ma, per molti aspetti, migliore di entrambi. L’ostello costa caro e non riesci a stringere rapporti così stretti con tutto quel via vai. La casa costa caro ed è una situazione troppo comoda e stabile per una realtà così sconfinata, con tutti questi panorami in cui entrare.
Sono a casa, canticchio una canzone dei Rolling Stones, una di quelle più famose di quelle che se qualcuno la sente la canticchia con te. Jhonny è in veranda che aspetta che l’ennesimo dolce che ha preparato arrivi a cottura, gli canto i Rolling Stones in faccia ma è come se gli stessi parlando in italiano, a lui che è taiwanese. Mi stupisco dell’ignoranza di un motivo famoso quasi quanto happy birthday, ma lui mi spiega che il governo, che la censura, che taiwan subisce l’influenza cinese. Sono cose che già conosco, ma sentirle dalla voce di un ragazzo che incontro in un paese diverso dal mio e dal suo e abbiamo un presente in comune, fa uno strano effetto. Va bene la censura che c’è anche a casa mia, va bene il basso posto che l’italia occupa in quanto a libertà d’informazione, ma i rolling stones, suvvìa! E i beatles? Sì qualcosa sì. Beatles sì, rolling stones no, è una metafora  dell’eterna lotta tra bene e male? Sopraggiungono coinquilini e inevitabilmente l’argomento si sposta sul sesso e le chiacchiere diventano quelle da bar che si fanno in italia quando non si parla di calcio, e inevitabilmente alcuni argomenti risultano ancor di più sconosciuti nonché imbarazzanti. Tabù o taboo. Proviamo a spiegare il senso della parola anche questa sconosciuta. Non conosci il nome di cosa ti opprime e se non ha un nome non sai cosa combattere.
Per un italiano dall’altra parte del mondo, le parole tabù diventano ben presto altre (perlomeno finchè non scopri il culo): prosciutto e mozzarella. Il primo ha prezzi talmente alti da essere accuratamente evitato al supermercato. Almeno finchè non scopri il culo. Scoprire il culo non significa prostituirsi per poterne avere una fetta, l’acquolina che provoca il solo pensiero non è ancora abbastanza, scoprire il culo significa scoprire nel reparto macelleria una vaschetta con tutti i culi degli affettati. Se hai culo trovi il culo del prosciutto a un prezzo ridicolo. Se hai meno culo trovi altri culi meno allettanti ma comunque saporiti. La mozzarella – per quanto leggerai quel nome su qualche formaggio – più semplicemente non esiste.

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