Lo trovi parcheggiato là fuori, tra le auto degli altri
inquilini, con l’aria sorniona e indifferente. Se ne sta lì nel suo blu
scolorito che aspetta, immobile. Quello che aspetta sono strade dritte, deserti,
spiagge, vernici colorate, sabbia sotto le ruote e polvere sulle fiancate e
gente con in testa un sogno, un’idea, un progetto, o anche niente. Il van non è
solo un mezzo, il van è il messaggio.
Immediati voli pindarici, avventure fantastiche si
materializzano nella mente, il pensiero va alla voglia di partire senza una
meta precisa e continuare a scoprire questo grandioso continente.
Poi il pensiero torna lucido e ti domanda “di chi è?”
Basta entrare in casa e, dalla fibrillazione che c’è nell’aria,
capisci subito che la risposta arriverà immediata. Il furgone è dei francesi e
la loro partenza non mi scuote troppo perché, purtroppo, in un mese sono riusciti a confermare tutti i
luoghi comuni che affollano l’italia sui cugini d’oltralpe e a cui ho sempre
cercato di oppormi, per un amore incondizionato per alla loro lingua e cultura.
Il problema è che da lì a due settimane si porteranno dietro anche Gabriel, il
ragazzo cileno a cui ci stiamo affezionando troppo.
In una serata in cui contingenti fattori hanno fatto
ritrovare più della metà degli inquilini intorno ad un tavolo apprendo la
notizia della partenza e decido che il giorno seguente, domenica, è il momento
di farci portare da Jhonny al casinò che tanto gli piace, dove, se ti rechi lì
con l’autobus, non paghi l’ingresso e hai il buffet del pranzo gratis e dove
con un dollaro ne ha vinti 1700 esplodendo in un timido “uao”. Tutto è deciso.
Sale l’entusiasmo per quest’esperienza collettiva con i coinquilini con cui abbiamo
scoperto affinità elettive: noi, gli spagnoli, un taiwanese, un cileno si andrà
a prendere l’autobus colmo di una marea di vecchietti appassionati del bingo.
Tutto è pronto ma poi ancoraunavoltatuttocambia.
Il coinquilino del taiwanese ha strane punture sul braccio,
sembrano di zanzare, prudono in modo simile, ma sono troppo fitte. L’esperta di
insetti della casa decreta che si tratta di bed bugs, minuscoli insetti che
infettano letti, vestiti, tutto quello che si riesce a stipare in una stanza.
Sotto l’orchestrazione dell’esperta, i due inquilini della stanza infetta
infilano tutti i vestiti in buste di plastica per portarli a lavare il giorno
seguente, la stanza viene sgombrata da tutto e i due passano la notte sul
divano. La mattina dopo, Jhonny, che la sera prima ha preso l’impegno del
casinò si alza in tempo con precisione orientale, ma è visibilmente provato
dalla nottataccia, all’ora dell’appuntamento gli spagnoli ancora dormono, se si
perde l’autobus non ce ne sono altri, con Jhonny decidiamo di rimandare al
giorno seguente.
Ma qui non è facile pianificare neanche di giorno in giorno
e perl’ennesimavoltatuttocambia.
Quella sera quando ci ritroviamo per la cena, scopriamo che
Jhonny, dall’animo così buono, entusiasta per qualsiasi cosa gli proponessimo, il
solo ad essere realmente attratto dal casinò, dal buffet e dall’autobus, ossessionato
dalla ricerca di una farm dove fare i tre mesi e rinnovare il working holiday
per il secondo anno e che ogni giorno mi comunicava di aver trovato una farm in
qualche posto sperduto, alcune sospette che gli sconsigliavo, che
quotidianamente aveva discussioni online con un suo fantomatico amico anch’esso
perennemente alla ricerca di farm, Jhonny con i suoi “really??” e i suoi “oh my
god!”, Jhonny ha deciso che il giorno successivo, si porterà via quella faccia
tonda senza apparenti segni di preoccupazione, senza una grinza, solcata
soltanto dal bianco lasciato dalle stanghette degli occhiali sull’abbronzatura,
si porterà via i suoi dolci che preparava per tutta la casa, si porterà via la
sua allegria, si porterà via Jhonny.
Niente Johnny, niente casinò. Il van con la sua aria pacata,
fermo sul marciapiede, senza muoversi è riuscito a rompere l’incantesimo di un
equilibrio che comunque non avrebbe potuto durare in eterno e i bed bugs ci
hanno messo del loro.
Il van non è solo un mezzo, il van è un messaggio di
cambiamento.
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