mercoledì 12 dicembre 2012

L’elasticità



C’era una volta Perth. C’era una volta Susan (e suo fratello Arnold). C’era una volta l’autobus. C’erano, poi ho deciso che non ci sarebbero stati più. Lascio casa, lascio la città, faccio il pieno di benzina e imposto il navigatore direzione sud. Direzione farm, direzione lavoro fisico, campi, fragole, ciliegie, direzione mosche, ragni e serpenti, ma anche chilometri di strade dritte, deserto, canguri che di notte attraversano senza preavviso, spiagge incontaminate, alberi giganti, sud che qui significa più freddo o meno caldo a seconda della stagione. Salutare Susan, se non dorme salutare Arnold. Lei è in casa, lui anche ma dorme ancora, salutalo te per noi. D’improvviso lei si scioglie ed esce dal suo guscio di timidezza, ma è troppo tardi per instaurare un rapporto che renda il saluto abbastanza affettuoso. E il ricordo di una convivenza verso la quale siamo riusciti a trovare i lati positivi nonostante ce ne fossero pochi svanisce varcando la porta di casa per l’ultima volta.
Tutto cambia. Ma per cambiare ci vuole volontà, qui neanche troppa, ma un minimo ci vuole.
L’emozione della novità pervade lo spirito e rinvigorisce il corpo, una nuova destinazione da impostare, un lungo viaggio, nuovi incontri, nuove situazioni, nuovi orizzonti.
Ma.
Tutto cambia.
Quale sia la frequenza dei cambiamenti e se gli alti e bassi siano normali o si catalizzino su di me non mi è dato saperlo, ne è facile quantificarlo per farne una statistica. Fatto sta che le cose cambiano in fretta e l’alternanza di alti e bassi ha cadenza giornaliera.
Sto per accendere la macchina, quando squilla il telefono. E tutto cambia. Quello che ti insegna l’Australia, quello che impari ad essere immigrato è l’elasticità. Serve essere aperti (open-minded) e pronti ad accettare variazioni ai propri piani.
Hello? Al telefono risponde un italiano, che mi parla come se ci conoscessimo già. Pensando di averlo incontrato in giro per la città faccio finta di riconoscerlo, poi capisco che è uno di quelli a cui avevo mandato il resume (CV), ma ne ho mandati talmente tanti che proprio non so chi sia, ma sembra brutto dirglielo. Si sì certo che ho capito chi sei, ma per sicurezza mandami un sms con l’indirizzo che ci vediamo e ne parliamo. E tutto cambia


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IL SALTO DEL KOALA by FABIO MUZZI is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.