giovedì 25 luglio 2013

Tre-ntasei


Lei lavorava ancora in farm e in quello che sembrava un giorno qualunque per me, quando andai a prenderla, scoprii che il suo boss aveva licenziato due ragazzi per eccesso di fancazzismo e che lei aveva colto l'occasione per proporgli le mie balde prestazioni.
Parlai col boss, mi chiese se potevo fare picking (raccolta cocomeri) fino a settembre, io mentii e risposi di sì. A una settimana di distanza avrei scoperto che anche lui aveva mentito. Invece del picking fui schiaffato nella squadra del weeding (strappare erbacce) e questa fu la prima menzogna, ma ero con lei e le ore passavano veloci. Poi feci boxing (preparare scatoloni), feci shit picking (raccolta dei cocomeri brutti), guidai il trattore e il forklift, feci stick picking (raccogliere bastoni e radici dai campi appena arati) e un giorno lo passai a respirare polvere da solo dietro a un trattore che interrava tubi e plastica nei campi appena arati e puliti dai bastoni e il mio compito era giusto quello di controllare che tutto filasse liscio e cambiare i rulli di tanto in tanto. Vista la mia assunzione avevamo definitivamente lasciato il woofing per trasferirci con la nostra casa con le ruote in farm dove viveva già un'altra trentina di ragazzi con cui fu molto facile legare. Oltre ai backpackers avevo avuto modo di conoscere di persona lo spauracchio di lei e dei ragazzi che lavoravano là, di cui prima di entrare a lavorare avevo avuto solo terribili descrizioni: era il padre del boss, un tale che si faceva chiamare old fellow, che tutto controllava aggirandosi minaccioso col suo fisico da Iggy Pop (che tra l'altro ho visto in concerto a Freo in un concertone galattico ma è un'altra storia) e un look da vero australiano jeans e stivali, cappello e torso nudo coperto da tatuaggi sbrindellati per la cedevolezza della pelle vecchia e bruciata dal sole. Non so cosa successe con me, forse ero solo più curioso degli altri, forse ero uno dei backpacker più vecchi, fatto sta che mi prese in simpatia. Questo burbero vecchiaccio che viveva in una stanzetta ricavata in un lungo container come e con gli altri backpackers è stato l'australiano con cui ho parlato di più dal mio arrivo in australia. Eppure la stima reciproca non influenzò, forse ritardò, la decisione del figlio che, a una settimana dal mio arrivo, decise che il weeding era finito e liquidò, per voce del padre, l'intera squadra preposta, compresa lei e compreso me (e questa fu la seconda menzogna – niente lavoro fino a settembre!)... tra tutti i lavori l'unico che non avevo fatto era il picking per cui ero stato assoldato.
E così, a una settimana dal mio arrivo in farm, mi sono trovato di nuovo in strada a pensare al futuro, controllare mappe, pianificare spostamenti, aiutare i ragazzi licenziati con noi in molte (forse troppe) cose.
Ed è così che abbiamo lasciato questa cara donna che è stata Katherine e che ora siamo in viaggio in direzione Queensland.

E siamo in tre.

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IL SALTO DEL KOALA by FABIO MUZZI is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.