domenica 2 giugno 2013

Ventinove



Nella notte il fattore - termine che suona strano per un trentacinquenne ma questo è - ha fatto un giro per la terra che circonda la casa e, in un gesto che forse è d'affetto o forse è solo routine, ha raccolto qualcosa come cinque chili di cane toad, le ha schiaffate in un secchio e al mattino quelle che non erano morte soffocate le ha decapitate. 
Le cane toad sono un altro degli animali pericolosi presenti sul territorio australiano, e hanno una particolarità che li rende ostili agli australiani che sono pertanto liberi di e incentivati a sterminarli. La particolarità è che sono rane che non appartengono a questa nazione, sono animali infestanti importati per combattere qualche tipo di insetto delle canne da zucchero, tuttavia a posteriori si scoprì che l'insetto volava più alto della gittata di lingua delle rane. In definitiva, come molte delle decisioni prese a cuor leggero da queste parti, l'idea si è rivelata ben presto una stronzata. Oltre a riprodursi a grande rapidità, come fu per i conigli in precedenza, questo tipo di rane ha il corpo, più precisamente due punti della schiena, cosparso di una sostanza tossica e velenosa e, benchè non abbia effetti sull'uomo a meno che non osi mangiarle, risultano mortali per tutti i naturali predatori, che siano, lucertole, iguane, falchi o serpenti (tranne un tipo di serpente anch'esso non australiano che può mangiarle senza conseguenze, vd serpente nella foto in basso che ne ha appena mangiata una). La storia delle cane toad me la raccontò Diego a Kununurra e ci ripenso dal primo incontro notturno con questi spregevoli rettili enormi e indifferenti al passaggio del potenziale pericolo umano.
Al di là delle rane che sono un problema relativo per noi, c'è un altro disagio.
Viaggiare rende costipati. I primi giorni evacuare non sfiora neanche la testa, poi diventa una volontà non assecondata dal corpo, poi un'esigenza fisica. Nella fattoria in cui siamo, si torna alla costipazione, qui non è il viaggiare la causa ma questo bagno che è una sorta di torrino eretto in cima a un tubo che va a finire dritto nella terra. Il torrino è fatto di assi sconnesse e si è esposti alla vista, ma non è tanto questo il problema quanto il fatto che, dopo nove anni di cagate, il tubo è pieno quasi sino all'orlo e non oso immaginare quale soluzione inventerà il fattore, preferisco pensare di lasciare la casa prima che erutti e cercare un bagno in città.
Non è tanto il lavoro fisico, né l'essere totalmente fuori dal mondo, quanto la sensazione di una libertà condizionata, la mancanza di integrazione vera, specie con la donna di casa che è chiaramente la figura dominante che tutti condiziona con le sue decisioni. Al di là di rane e costipazione è quest'aspetto che ci porterà presto a cercare una diversa collocazione.
Un giorno per volta.

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