“Aspetta
un attimo” ci aveva detto e noi abbiamo aspettato aperti a ogni
sorpresa che il destino australiano ci avrebbe riservato.
E poi siamo entrati in un
vortice di parole in dialetto veneto e espressioni in disuso “quello
è un macaco”, “quello è andato ramengo”, “questo ha fatto
moneta ma è un tirapiedi”. E le parole sono un fiume, non so se
quando è solo pensi a voce alta, ma con noi dà fiato a tutti i
pensieri e stargli dietro è un'impresa ardua perchè – come sono i
pensieri – non hanno logica. E dopo una settimana ti gira la testa,
Abbiamo anche provato a mettere
ordine nel suo caos di parole e oggetti laddove sembrava impossibile,
ma non-
Patch è tutto e nel tutto c'è
molto di negativo.
Ha i pregi e i difetti - e
questi si notano di più – dei padri, ma è anche un ragazzino nel
corpo di un sessantenne, si nota
Dimbulah è un altro paese che
sorge ai lati di una strada principale, di fianco alla strada corre
la ferrovia che non ha passaggio a livello ed è obbligatorio
fermarsi allo stop prima di attraversare; in tre settimane ho visto
passare il treno una sola volta di mercoledì, un solo vagone, molto
lento. Poi ho scoperto che il mercoledì è l'unico giorno in cui il
treno passa per qua, ma lo stop si deve fare comunque sempre. Venti
giorni su tre settimane sono stati scanditi da stop insensati. Eppure
la legge prevede
Dimbulah ha meno di 500
abitanti e Patch è uno dei più caratteristici, di sicuro è
l'elemento più dinamico in una realtà statica, purtroppo il suo
dinamismo è fatto di scelte di tempo perlopiù sbagliate.........
Qui tutti si conoscono ma non
tutti si parlano. Patch, che ha sangue veneziano, è un mercante molto
permaloso e, per screzi risalenti a anni addietro che ricorda con
puntuale precisione, ha deciso di troncare in modo definitivo i
rapporti con una metà dei compaesani, mentre con l'altra ha
splendidi rapporti (splendidi va inteso, nella maggior parte dei
casi, con intrecci lavorativi e gente che nel tempo ha imparato a non
ascoltare i suoi monologhi).
Sopportarlo significa prestare
attenzione a non più del 10% delle cose che dice e ripete e ripete e
ripete e ripete e ripete e ripete e rip
Se la mattina ti svegli con un
velo di mal di testa, imparerai che, vivendoci così a stretto
contatto, il dolore aumenterà gradualmente e il Moment farà il suo
dovere con straordinaria lentezza
Patch,
Noi non siamo persone troppo
loquaci, ma siamo curiosi e ci piace sapere e conoscere storie, ma
dopo la prima settimana in cui abbiamo imparato molto su piante e
frutti tropicali, sulla comunità che cinquant'anni fa si trasferì
qui dal nord italia e fece fortuna coltivando tabacco salvo poi dover
riconver
L'album che raccoglie le foto e
le storie delle famiglie italiane che vennero qua in una seconda
colonizzazione e il cimitero del paese con tutte le lapidi con nomi
italiani e molto spesso anche le scritte, tutto mi fa pensare a
Ogni discorso tagliato, ogni
post iniziato e non finito, ogni volta che trovavo un attimo in cui
il suo impeto si placava, in questo assurdo woofing che è lavoro
sempre e mai che dura più di dodici ore al giorno e mi lascia pochi
minuti d'aria, ogni volta che iniziavo a pensare e scrivere, ogni
volta il suo impeto tornava più invadente che mai e il mio flusso di
coscienza mor
Moriva anche la nostra voglia
di parlare con altri esseri umani, che fosse in inglese o nella
nostra lingua madre. In quei giorni in cui affogavamo in quell'oceano
di parole impetuose, cercavamo solo silenzio. Anche quando non
eravamo con lui (dal momento di chiuderci in van per dormire alla
mattina dopo), eravamo come intontiti e ci sussurravamo appena “
Dopo tre settimane anche
cucinare per l'ostello, che era una cosa che in principio mi gasò
tantissimo, dopo quel tempo e in una cucina stretta come quella,
anche cucinare che mi piace sempre, si stava facendo pesante.
Comunque riuscivamo sempre a produrre piatti splendidi, le tapas
colorate e azzeccate di lei, i miei primi essenziali ma gustosi di
italica tradizione, i suoi secondi in cui mischiava frutta, pesce,
carne e verdure in accozzaglie -devo ammetterlo – azzeccate nel
gusto e gradevoli nella presentazione. Ricordo il primo piatto
preparato il primo giorno in cui cucinammo insieme: era il primo
cliente, non avevamo fretta, lui aveva fatto il piatto, io l'avevo
guarnito con tocchi di colore rubati ai ristoranti dove avevo
lavorato in precedenza, il piatto era perfetto, lui era agitatissimo,
il piatto era troppo bello, lui nell'andarlo a consegnare alla
cameriera si schiantò contro il muro, il piatto finì sul pavimento,
lui era andato sul pallone, io gli dissi solo “rifacciamolo”.
Anche i tre giorni che
trascorrevamo in ostello, per il mercato e per cucinare a Port
Douglas, in uno dei migliori ostelli finora incontrati in australia
(parrot fish) si stavano facendo pesanti. La realtà che avevo
velocemente rinnegato nei tuguri di Perth si ripresentava anche se
con minor disgusto. Dormire in camere da letto da sei con persone con
orari diversi che accendono la luce in piena notte o che dormono con
la porta della stanza aperta per far circolare la puzza di piedi, il
fancazzismo giornaliero, la dipendenza da social network, erano
situazioni che mi avevano stancato già nove mesi prima. Avevo solo
voglia di van. Forse son vecchio per gli ostelli o forse il van dà
dipendenza. Avevo voglia di van e di una cucina senza
padrisupergiovani o chef schizzati
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