martedì 12 novembre 2013

Ciao e grazie

                                  

Ritornare, nel senso di rimpatriare, di tornare a casa, tornare all'ovile, dai propri cari nei luoghi familiari, tutto questo, il ritornare sui propri passi non è mai una vittoria eppure non sempre è una sconfitta.
Non mi sento sconfitto, tutt'altro.
Qualcuno che c'è riuscito prima di me mi ha rivelato che con questo viaggio abbiamo centrato e colpito il cuore dell'australia e per farlo c'è voluto un anno e forse servirebbe ancora qualche tempo in più, ma grosso modo questi sono i tempi. Qualcuno è curioso di sapere se l'esperienza arricchisce, in termini economici è innegabile che il lavorare sodo venga ripagato con moneta ben più sonante dei canoni a cui siamo abituati, è altrettanto vero che i costi della vita siano duri da sostenere finchè non si trova un qualsiasi lavoro. Eppure, in fin dei conti, se considero il primo mese di adattamento, due o tre mesi di viaggio in van per mezza australia, un viaggetto a metà anno in Indonesia, un altro a fine anno lungo un mese tra Taiwan, Giappone e Sud Korea, devo ammettere che sì c'è un arricchimento in termini economici, niente di eclatante e niente rispetto a quello interiore, alla consapevolezza che si acquisisce di se stessi, alla conoscenza del mondo e di chi lo abita, alle caratteristiche distintive delle varie culture, all'essere uguali e diversi da tutti. All'essere italiani che è una cosa stupenda e vergognosa, non so gli appartenenti a quanti altri paesi possano dirsi orgogliosi e affranti delle proprie radici: purtroppo e per fortuna sono italiano: purtroppo le persone peggiori che ho incontrato parlano italiano e per fortuna ne ho incontrate molte altre che mi hanno fatto ricredere ogni volta. Siamo figli di un misto di culture , tradizioni, grandi uomini, scoperte, marchi, che ci hanno fatto apprezzare da tutto il mondo, ma è come se ci stessimo chiudendo su noi stessi, se stessimo defecando sulle nostre risorse, è come se stessimo implodendo, dovremmo aprire gli occhi, viaggiare e essere orgogliosi di essere italiani essendo al tempo stesso aperti a tutti.
Sul concetto di tornare. Ci sono motivazioni più o meno grandi che mi hanno spinto in questa direzione. Sorvolando su quelle grandi che possiamo catalogare sotto la voce motivi personali, mi piace ricordare quelle piccole, minuscole quando ce l'hai, enormi quando ti mancano, quelle cose come la mozzarella, il prosciutto, la cultura, il caffè al bar con un amico, girare in bicicletta, la radio, i vicoli e le piazze, un parco in città, il pane cotto a legna, la lavagnetta con su scritto “a pranzo da me, nonna”, i piccoli Camilla, Damiano, Zoe, nati quando ero via, un anno in più sul volto di tutti, come si cambia, come in fondo non cambi niente, la primavera, l'autunno e sì anche l'inverno, il camino bruschette e castagne, raccogliere funghi e asparagi, la neve, le vecchiette, il dialetto...
E quindi grazie a tutti quelli che ho incontrato e che hanno reso il viaggio splendido da quel “ciao” che un giorno ci rivolse un siciliano vestito da drago, passando per i coinquilini, gli amici incontrati a fremantle e in viaggio, a Chris, Jhonny, Uta, Mike che abbiamo poi incontrato nei loro luoghi di nascita che sono posti fantastici specie se vissuti con persone speciali, e infine ma in primo luogo grazie a chi un giorno ha deciso di credere in questo sogno, lasciarsi prendere per mano per accompagnarmi verso l'ignoto.
Grazie alle persone e alle cose che ho ritrovato, grazie alle foglie rosse delle vigne dei paesaggi autunnali umbri che mi hanno accolto regalandomi il tepore di casa, grazie all'australia a ciò di incredibile che ho visto, che ho vissuto e che ho cercato di raccontare, a un paio di cose importanti che ho imparato da tenere sempre a mente che sono “never give up” e soprattutto “no worries”.

E poi c'è una sequenza di foto significative di un anno downunder in cui compaio con altra gente e animali che hanno significato molto, foto che fino alla fine avevo censurato per lasciar spazio al racconto, ma alla fine ci vuole qualche immagine.

E poi e poi ciao, not goodbye, just see ya






















1 commento:

  1. e grazie a te di essermi venuto in soccorso prestandomi per qualche giorno il tuo telefonino. se passo per foligno ci si vede! Francesco

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