Riparare una macchina da cucire Singer del 1952 non è
esattamente quello che mi sarei aspettato di dover fare una volta sbarcato in Australia.
Ma qui gli schemi mentali acquisiti in anni di studi e lavoro non contano e
tutto diventa possibile. È possibile che la frenesia dei ritmi di vita logori e
logoranti acquisiti scivoli in secondo piano. Succede così di prendere tra le
mani un oggetto mai toccato prima come può essere una macchina da cucire che ha
appena compiuto sessant’anni di vita. Ma si sa, come per i cani a cui ci
affezioniamo sempre troppo da non essere mai pronti alla loro scomparsa, la
tecnologia corre così veloce che anche per una macchina da cucire un anno umano
ne conta come sette, e con i continui progressi sempre qualcosa di più, tanto
da non affezionarsi più alle cose. Così la macchina, che gentilmente il padrone
di casa mi presta per donarla alla ragazza che sorride al mondo, è bella che
morta (la macchina). Tra le mani ho uno splendido oggetto inanimato dal peso
assurdo, con un corpo fatto interamente di legno e ferro, il peso dev’essere
intorno ai trenta chili meno i 21 grammi del peso di un’anima che dev’essersi
spenta serenamente, per il lavoro svolto e la cura delle mani di quelle donne
che cuciono, diverso tempo fa. Ma per quanto bella, così non mi serve.
Con la curiosità dei bambini che smontano le cose e la
tenacia di un dr. Frankenstein smonto i pezzi principali, cerco di intuire le
dinamiche, rimetto viti dove mancano. Provo ad accendere ma il motore gira a
vuoto senza che la macchina risponda. Stacco la spina e la muovo a mano e
capisco le dinamiche di un ingranaggio semplice ed affascinante, come sono le auto
d’epoca che ho imparato a conoscere, senza accorgermene, seguendo le
riparazioni di un grande amico, nonchè del più grande meccanico di auto antiche
che abbia mai conosciuto (non che ne abbia conosciuti altri oltre lui, ma sento
che le sue capacità sono rare da ritrovare). Seguire le sue riparazioni era un
aspetto secondario, fondamentalmente quello che facevo era dargli una mano,
fargli compagnia, stappare e bere birre, sparare cazzate, aspettare che un’altra
macchina fosse pronta a camminare su strada, fare un giro, salutare i passanti
curiosi, sentire freddo fin nelle ossa tanto da metter giornali sotto la felpa
quando i collaudi si facevano nelle fredde notti invernali. Quelle cose che si
fanno tra amici.
Quindi mi trovo con questa macchina da cucire tra le mani,
il pensiero che va alle auto antiche e quella consapevolezza - acquisita
osservando - che le cose di una volta sono oggetti finiti, non contemplano
l’elettronica che rende quelli attuali quasi infiniti e in questa loro
finitezza esatta la ragione di un mancato funzionamento deve trovarsi per forza
di cose al loro interno, esattamente costruito.
Gli ingranaggi sono al loro posto, muovendo a mano la rotella
che normalmente dovrebbe girare grazie al motore, il movimento stenta ma
avviene. Serve il sangue: manca l’olio. Anni dimenticata in uno scantinato
hanno indurito le sue giunture fino al punto che il motore che fa da cuore
pompa senza avere reazioni. A questo punto è quindi sufficiente oliare gli
ingranaggi, attaccare la spina e il sangue torna a circolare e la macchina
risorge e prende vita. Farla poi correre non sarà immediato: il filo si spezza.
Forse è messo male e dev’essere messo al contrario, come tutto qua, o forse il
filo è solo troppo vecchio e va cambiato. La seconda. Ora cuce e cuce bene, se
non fosse per il fatto che ogni dieci secondi salta la corrente in tutta la
casa e la causa è lei e i suoi ingranaggi ossidati e i suoi fili malandati. Ripenso
a quante volte ho sentito dire “sarà un contatto” per spiegare luce che va e
che viene, ma alla fine non lo era mai; ma se si usa questa espressione sarà
successo e probabilmente succedeva in passato. Ed ecco la parte più difficile:
smontare il cavo della corrente, capire, accorciare e ripristinare, ma anche
queste cose erano all’ordine del giorno con le auto d’epoca e – con mia
sorpresa – riesco in breve a risolvere quello che sembra essere, finora,
l’ultimo problema.
Ora, quando la sollevo, sento chiaramente che il peso
è di 30 chili e 21 grammi.
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