Fremantle è a Perth ma non è Perth. Fremantle è una vera e
propria città che vive di vita propria, che ha tutto e se sei a Fremantle assai
raramente avrai bisogno di andare a Perth per qualsiasi cosa. La distanza che
divide la grande città dal piccolo sobborgo è nell’ordine dei 15-20 chilometri.
Fremantle ha origini italiane. Alcuni raccontano che siano stati i pescatori
italiani arrivati qua a metà ‘900 o qualcosa prima a fondare questa città,
fonti più ufficiali fanno risalire l’origine del nome all’omonimo scopritore
inglese. Al di là delle origini, e al di là che sia ritenuto un bene o un male,
a Fremantle è innegabile che l’aria che si respira abbia molto di italiano. L’italiano
dei pescatori che arrivarono negli anni ’50 mischiato con l’italiano degli
attuali immigrati in cerca di qualsiasi lavoro per fuggire dall’italia malata,
il tutto condito con spruzzate di cultura hippie, manifeste soprattutto in
diete che alternano il vegetariano al vegano, in calze da uomo a righe colorate
che si intravedono quando impeccabili signori si siedono ai vari bar di
cappuccino strip, in capelli sfibrati da rasta, in gonne ancora lunghe e
psichedelicamente sbiadite nell’apparenza ma non nei contenuto. Il legame di
Fremantle con l’italia di un tempo è forte soprattutto con determinate città:
forti sono le comunità di siciliani e abruzzesi provenienti in particolar modo
da Vasto e Capo d’Orlando, città con cui è gemellata.
Una telefonata (seguita da un’altra in madrelingua) cambia
tutto. La partenza e il viaggio rimandati, la rotta impostata da un navigatore,
già eccitato per i nuovi orizzonti, reimpostata su un tragitto più breve,
l’adrenalina non scende per una nuova esperienza alle porte, l’adrenalina sale
per essere rimasti senza casa. E allora, di corsa.
Nuova destinazione. Colloquio. Va bene. Proviamo. A domani.
Casa. Gumtree. Annunci criterio “real estate”, criterio
Fremantle + 20 km. Trovate. Rispondono in due. La prima non è troppo vicina, ma
è carina, ma loro proprio non si capiscono, il discorso è strano, le camere
libere sono tre, due singole e una doppia, ma in doppia c’è la tipa che ci
mostra la casa, ma forse spostando il suo letto nella singola e unendo i
materassi e affittando le due doppie e utilizzando questo e muovendo quello e e
basta! Troppi incastri e poi ma quanto costa? Ok troppo. See ya. La casa
seguente è vicinissima al lavoro. La tipa che deve mostrarcela ci accoglie da
vecchi amici, ci conosciamo? Ovviamente non rammento. Ma lei mi rinfresca la
mente, al tempo della scelta della prima casa ci aveva già mostrato un altro
appartamento. A questa strana taiwanese chiedo se sia un’agente immobiliare, ma
la volta precedente stava sostituendo un’amica, questa invece è la casa dove
vive. La casa è grande, su due piani, le chiedo in quanti ci vivano, mi
risponde fifteen, forse ho capito male, forse diceva five, ma no è troppo
diverso, forse diceva fifty? No cinquanta è impossibile. Dev’essere veramente
15 il numero che voleva intendere. La nostra stanza è una sorta di depandance
piazzata sul giardino sul retro, la camera è grande, la privacy garantita, come
d’altra parte le esperienze di integrazione multiculturale. Improvvisamente ho
un flashback e mi tornano alla mente immagini di “E morì con un felafel in mano”
un film visto dieci anni prima. Un film che racconta le esperienze in tre
diversi appartamenti australiani di uno scrittore che cerca di far pubblicare
un racconto su playboy. Tre diversi appartamenti, situazioni al limite del
reale, ma tutte decisamente possibili, qui.
Ok, la prendiamo.
Cinque sono taiwanesi, uno coreano, due francesi, un
tedesco, uno cileno, noi due italiani e non è una barzelletta. Una stanza è ancora
vuota ma, subito dopo di noi, arriveranno due spagnoli e inizierà la festa. Il
padrone di casa che compare solo per riparazioni o disinfestazioni tra un
inquilino che va e uno che viene, è italiano.
Cara Susan, sarò diretto, da te si sopravviveva, ma è questo
quello di cui avevamo bisogno, qui c’è vita sociale, vita domestica, vita. Qui
si parla qui si migliora l’inglese, qui ci si diverte e, volendo, si può anche
usufruire della sala. Senza rancore, non hai colpe Susan, solo avevamo bisogno
di altro e non lo sapevamo. E tra l’altro, a cinque minuti da qui abbiamo un
mare fantastico.
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