Mi sveglio nel buio della
camera, il letto è ancora caldo del torpore del sonno, apro l'ampia
finestra, spalanco le persiane, fuori nevica, una ventata gelida si
insinua nella pelle, freddo, chiudo tutto, vado in sala, mi siedo sul
divano, posso sentire il rumore della città: le auto che procedono
timorose, dei ragazzi che giocano con la neve, vado in cucina,
apparecchio la tavola, bevo vino rosso dal bicchiere, mangio
prosciutto e mozzarella, mi pulisco la bocca con un tovagliolo, in
bagno mi rinfresco col bidet, chiamo un amico, esco in bici, ci
prendiamo un caffè al bar, parliamo di tutto.
Tutto falso? Un sogno?
Apro gli occhi, è buio, mi
alzo dalle assi di legno che, incassate nel retro di un furgone,
fanno da letto, indosso vestiti sempre più logori, spalanco il
portellone che cigola sulla guida arrugginita, scalzo vado in cucina
schivando rane, mangio vegemite, fuori è già caldo, ancora e ancora
caldo, ma presto sarà caldissimo, non c'è un rumore se si esclude
qualche strano uccello che grida e il battito d'ali di enormi
pipistrelli, bevo acqua piovana da una bottiglia di plastica sporca
di terra, nel silenzio di un capannone di prima mattina aspetto con
colleghi silenziosi il momento di iniziare a raccogliere papaye, a
pausa pranzo mangio gli avanzi della sera prima, non c'è il tavolo,
il piatto sulle ginocchia mi fa sudare di più, mi pulisco la bocca
con la manica.
Tutto vero? Era un sogno?
Sono di nuovo nel limbo di un
ostello, aspetto un aereo, sogno il passato il presente e il passato
che troverò nel futuro.
Non c'è bene o male, giusto o
sbagliato, c'è una cosa e quel che sembra il suo opposto. E c'è
nostalgia per ciò che era perchè il ricordo è ingannevole e fa
apparire solo ciò che ci faceva stare bene. Salvo poi ricredersi.
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