Le uova delle galline di
Mirella, le zucchine dell'orto di Tom, le papaye di Roberto, i
pomodorini di Jed, l'insalata sempre di Mirella, gli scarti di Patch:
i dolori della farm valgono i prodotti gratuiti e genuini che farmer
e amici ci regalano? NO! Ma se si aggiunge l'ottimo salario e la
possibilità di usufruire della cucina e del bagno gratuitamente, tutto cambia e diventano la ciliegina di una torta alla frutta. Tra tutti i prodotti
quelli che hanno più gusto sono quelli che ci porta Mirella, perchè
vengono da lei che ci tratta come nipoti.
Mirella mi farà cambiare
punto di vista sull'ondata di immigrazione di cinquant'anni fa, io
che vedevo questo viaggio in nave lungo un mese verso terre ignote
come un'epopea disperata, devo ricredermi, almeno in parte, almeno per
quanto riguarda lei.
Mirella è la classica nonna
italiana, con la vestaglia lunga celeste, i capelli corti bianchi e
la corporatura delle nostre nonne. Le piace raccontare, mi piace
ascoltarla. Le chiedo del viaggio che fece nel 1961 delle incognite e
delle speranze, mi risponde che sì il viaggio in nave fu lungo, ma
fu un mese splendido, di incognite non ne aveva perchè il futuro
marito era partito prima di lei, aveva visto e valutato le
possibilità, aveva iniziato e poi, come quando si lascia a casa una
roba importante e si fa inversione in macchina per tornare a
prenderla, così lui si era imbarcato di nuovo per andare a prendere
lei che per lui era la cosa più importante. E il viaggio non fu
pieno delle angosce e dei tormenti che immaginavo, al contrario fu
stupendo, fu il loro viaggio di nozze e – benchè il capitano della
nave suggerisse a tutti di prepararsi e di studiare l'inglese –
loro trascorsero il tempo a ballare e a giocare a carte e l'inglese
sarebbe venuto dopo, molto dopo.
Ecco che questo breve racconto
rende a colori un viaggio che nella mia mente riuscivo a vedere solo
in bianco e nero.
Mirella fa ancora fatica con
l'inglese e quando mi chiede se può parlare italiano tutto le esce
più schietto, pure qualche bestemmia.
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