Tempo fa lessi un interessante articolo su usi e costumi in
giro per il mondo, riguardo un argomento di cui raramente si parla: il pulirsi
il culo. Nello specifico l’articolo si concentrava sulle difficoltà che
incontra un’azienda produttrice di carta igienica nell’assecondare le
differenti usanze nello strofinio: c’è chi la piega in quadratini, c’è chi
l’appallottola e altro che non ricordo, ma non credo ci siano molte alternative
(a questo punto la domanda sarebbe: e tu come la usi? Ma non voglio indagare).
Quest’azione, questo differente utilizzo, era ciò che più turbava la casa
produttrice, che, ad ogni atto di pulirsi il culo, doveva di fatto associare
una differente combinazione di più o meno strati per garantire resistenza, di maggiore
o minore ruvidezza e via così, il tutto per dare il massimo piacere e la
massima pulizia al consumatore finale. Non voglio entrare più nel dettaglio
delle azioni di marketing intraprese da compagnie di carta igienica, la
premessa vuole introdurre il gravoso problema che l’italiano deve affrontare
ogni volta che si reca all’estero. Il nostro bidet sembra essere un oggetto misterioso
fuori nazione, tanto che alcuni pensano che sia il cesso dei figli, o vasca per
nani, o la vaschetta per far bere il cane. Non ho visitato così tanti posti nel
mondo, ma ricordo di non averne trovati in Francia nonostante il nome rimandi
alla lingua francese; in Portogallo ne ho trovati e mi sono stupito del loro
utilizzo come portariviste, in Spagna non ricordo, ma i due coinquilini mi
hanno rivelato che – seppure non troppo diffuso – sia un oggetto presente,
destinato all’uso femminile, naturalmente (?). In Australia, dove la carta
igienica viene utilizzata un po’ per tutto, ci si pulisce le parti intime, o ci
si soffia il naso, o si sgrassa la bocca a tavola (non con lo stesso foglio e,
se proprio dovesse capitare, non in quest’ordine), il bidet non esiste.
Esistono però due bagni: il bathroom e la toilet: nel primo ti lavi
(essenzialmente è costituito da doccia e lavandino), nel secondo espleti (c’è
solo il sempreverde cesso). In una casa in cui convivono più di tre persone
avere i due bagni separati è un vantaggio in quanto calano le probabilità di
trovarli occupati entrambi, naturalmente se devi lavarti non lo farai al cesso
e se devi espletare non lo farai nel lavandino (si spera). D’altra parte rimane
il problema della freschezza anale dopo aver defecato tanto cara agli italiani.
Per ovviare a questo increscioso problema, una soluzione, che voglio
magnanimamente condividere, è quella di andare nel reparto bimbi dei
supermercati e comprarsi una bella scatola di salviette umidificate, quelle per
lavare i bambini. In caso di imbarazzi alla cassa, si può fingere di avere un
figlio sporcaccione, ma generalmente in australia nessuno si stupisce di niente,
anche se è sempre meglio utilizzare le salviette lontano dalla vista di terze
persone, ma anche di seconde. Per quanto mi riguarda, a conclusione di quella
che potrei chiamare “la rubrica dei consigli pratici per la sopravvivenza in
australia”, personalmente, per l’ottimo rapporto
convenienza/praticità/freschezza/quantità, mi sento di consigliare le salviette
per bambini Comfy bots baby wipes Coles. P.S. ovviamente qualche genio del
marketing fatto in casa ha trovato una soluzione alternativa per gli italiani
più veraci: il bidet portatile da applicare sopra la tavoletta del cesso, ma mi
oppongo e non fornirò maggiori dettagli se non lo slogan enigmatico che riporta
il sito “Ideale anche quando il bidet di casa diventa scomodo perché troppo
basso.”. Per maggiori info cacatelo su google
troppo forte
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